Diventare genitori è una sfida interessante. E complicata. Non esistono libretti d’istruzione, non ci sono manuali che vengono forniti alla nascita del bambino. Le sfide educative sono molteplici e soprattutto richiedono un riadattamento costante da parte dei genitori, anche in funzione dell’età del proprio figlio. Un periodo potenzialmente critico è legato alla pre-adolescenza, visto che il ragazzino non è più il bambino che i genitori conoscono ma non è ancora l’adulto che potrà scegliere per sè stesso.
Nel precedente articolo (che puoi leggere qui) abbiamo dato una definizione della preadolescenza: le cose che potremmo dire sono davvero tante, così come numerosi sono i cambiamenti che il ragazzino si trova a vivere quando inizia ad uscire dal mondo dell’infanzia.
Quindi possono sorgere differenti domande da parte degli adulti che si trovano, indirettamente, a percorrere questo periodo di vita. Vediamone alcune.
In che senso possiamo parlare della preadolescenza come di un periodo di crisi ?
Partiamo da un’importate premessa. La parola crisi deriva dal greco: scelta, distinguere. La sua etimologia richiama quindi significati non necessariamente negativi, sebbene venga utilizzata, nella nostra cultura e società occidentale, in modi per lo più spiacevoli. Dietro al cambiamento, invece, anche quando ci fa paura, si nasconde un’opportunità. E la (pre) adolescenza non è da meno. Periodo di grandi cambiamenti e sperimentazioni è un’età indubbiamente dai forti contrasti. Sia da parte del ragazzino che può sentirsi oscillare fra desideri differenti e apparentemente contrastanti, sia da parte degli adulti che faticano a comprendere come poterli aiutare.
Cosa si intende per ‘crisi di identità’ che il pre-adolescente può vivere?
Con tale termine ci si riferisce ai numerosi cambiamenti che la persona si trova a vivere; dobbiamo ricordarci che la preadolescenza è un periodo di grande incertezza, in cui il ragazzino perde i punti di riferimento stabili che erano presenti nella sua fase precedente di vita. Cambia la scuola e con essa gli orari, le lezioni, i professori; cambiano gruppo di pari; talvolta sentono di dover abbondare qualche impegno sportivo che li ha accompagnati da tempo per star dietro alle richieste scolastiche incalzanti. Ma non solo. Il loro corpo è in trasformazione. Gli ormoni creano un subbuglio emotivo. E il mondo intorno a loro cambia. Non si sentono più il bambino di ieri ma non sono ancora l’adulto di domani. Questa situazione può generare diverse sensazioni ed emozioni in ciascun ragazzino.
Cosa possiamo dunque fare come adulti di riferimento?
Un primo importante passo è ricordare il processo, fisiologico, di separazione che il preadolescente sta vivendo. L’indipendenza e la crescita passano anche attraverso gli scontri con il mondo adulto, dal quale il ragazzino può sentire la necessità di differenziarsi, per comprendere (ma soprattutto sperimentare) chi sta diventando.
Alcuni elementi da considerare e sperimentare:
- Restare buoni modelli di adulti da imitare;
- Mantenersi fermi sul far svolgere ai propri figli attività extra scolastiche: musica, sport, scout…
- Evitare prediche o argomentazioni ridondanti, che potrebbero avere effetti contrari alle nostre intenzioni.
Se avete sperimentato in modo efficace altre strategie o avete altre domande e curiosità potete farle qui sotto nei commenti.
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Bibliografia
Levorato, C. (2002). Lo sviluppo psicologico. Dal neonato all’adolescente. Einaudi
Masoni, M.V. Genitore Coach. Bruno Editore
Nardone, G. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita. Ponte alle Grazie