Oggetto di attenzione da parte di poeti, scrittori, musicisti. Motore delle nostre giornate e alla base delle nostre motivazioni. Ci spronano ad affrontare fatiche, ci regalano attimi da ricordare negli anni. Stiamo parlando delle nostre #emozioni. Fanno parte della nostra quotidianità e del nostro mondo esperienziale, forse proprio per questo solleticano la #curiosità di molti di noi. Più le conosciamo e ne siamo consapevoli e maggiore competenza nel gestirle possiamo sviluppare. Vediamo quindi alcuni aspetti per comprenderle al meglio.
Cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono una particolare esperienza soggettiva e possono essere evocate da oggetti o eventi, reali o immaginari, altamente significativi per l’individuo. Non sono necessariamente sempre chiari i motivi per i quali proviamo una certa emozione. Per esempio possiamo provare una certa malinconia anche senza avere ben chiaro il motivo per il quale la proviamo, mentre la tristezza può emergere in seguito ad un’esperienza di perdita o delusione (Baroni & D’Urso, 2004). Hanno una durata breve e un valore adattivo, quindi contribuiscono a mantenere il nostro equilibrio psico-fisico.
Quali sono le emozioni di base?
Si è soliti identificarne sei di base e rispettivamente la sorpresa, la paura, il disgusto, l’ira, la felicità e la tristezza.
Interessante secondo me è una riflessione rispetto alle emozioni in relazione al livello coinvolto; nel livello più basilare possiamo trovare le emozioni che possiamo confondere con vere e proprie #sensazioni, come il disgusto: dal forte valore adattivo, ci consente di allontanarci da alimenti altamente pericolosi per la nostra sopravvivenza. Se saliamo di un metaforico scalino troviamo le emozioni di base, quali la rabbia, la tristezza e la felicità, in cui le sensazioni e le modificazioni fisiologiche sono rilette da nostri pensieri e assumono #significati personali. Dalla base innata (aspetto che approfondiremo a breve) assumono un significato soggettivo a seconda della nostra personale esperienza. Se saliamo ulteriormente troviamo le emozioni culturali, se così le vogliamo chiamare, come l’orgoglio.
Innate o culturalmente determinate?
Per alcuni studiosi le emozioni sarebbero più di una semplice risposta naturale agli eventi; le ritengono influenzate dalle regole, credenze e dai valori sociali di una determinata cultura. Anche il linguaggio sarebbe quindi fondamentale nel costruire il #vissuto delle emozioni oltre che le espressioni e i comportamenti connessi ad esse. Per esempio pensate che alcune emozioni sono presenti in una cultura ma non in un’altra; così possiamo trovare in Giappone l’amae, l’accettazione gradita e piacevole di uno stato di dipendenza sia materiale che emotiva, emozione non riconosciuta da noi occidentali e della quale non possediamo un nome per nominarla (Baroni & D’Urso, 2004).
A livello culturale giocano un ruolo importante nel determinare la nostra identità culturale in quanto persona; il processo avviene per tutto l’arco della vita anche se un primo importante imprinting lo abbiamo sicuramente durante l’infanzia, quando, attraverso le reazioni emotive degli adulti di riferimento, cogliamo e iniziamo a riconoscere i valori morali, sociali e culturali fondamentali.
Possiamo intendere le emozioni come efficaci modelli di mantenimento del nostro equilibrio rispetto a ciò che il contesto ambientale ci fa vivere.
Il nostro organismo tende a mantenere uno stato di omeostasi, un equilibrio interno nonostante il susseguirsi di situazioni ambientali differenti che ci richiedono di fronteggiare eventi esterni. Pensate poi che:
– le nostre emozioni hanno anche un riflesso sulla nostra immagine di noi e possono costituire incentivi nel ripetere e rivivere certi momenti e situazioni.
– le nostre emozioni positive possono avere un effetto calmante e lenitivo rispetto a situazioni stressanti e spiacevoli.
Le componenti delle emozioni
Quando proviamo intense emozioni il nostro organismo viene attivato a livello fisiologico: l’emozione consiste in cambiamenti relativi a processi biochimici. Quali sono i cambiamenti più frequenti?
I cambiamenti fisiologici: la frequenza cardiaca, il respiro, il tono muscolare, la postura del corpo, le espressioni del viso, la sudorazione, il controllo della motricità volontaria e i movimenti del nostro intestino. La nostra attivazione da un punto di vista fisiologico è propedeutica alla capacità di dare una risposta, a mettere in campo un comportamento.
La componente cognitiva è rappresentata dalla consapevolezza soggettiva della situazione e delle proprio risposte fisiologiche ed espressive, per cui si può esprimere anche attraverso il linguaggio con cui descriviamo e raccontiamo l’esperienza emotiva e sfruttiamo la nostra conoscenza delle norme socio culturali che ne regolano la manifestazione.
Dopo aver vissuto un’esperienza emotivamente coinvolgente sentiamo l’esigenza di parlerne, di tradurre in parole il nostro vissuto emotivo, dando un nome alla propria emozione. In tal modo l’esperienza emotiva permane nel tempo, ne facilitiamo il ricordo.
La prossima settimana parleremo sempre di emozioni, ma cercando di esplorare il loro ruolo nelle relazioni sociali e comprenderemo meglio cosa possiamo intendere con competenza emotiva.
A presto,
Francesca