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Mente e corpo: due elementi, un equilibrio
Preadolescenza questa sconosciuta
Articoli
Oltre l’appetito… le sfumature alimentari
27 Dicembre 2022 by Francesca in Articoli

Il cibo non è solo una fonte di sopravvivenza, ma anche di piacere. È uno stimolo trasversale che entra in contatto con i diversi livelli della nostra vita: ci fornisce l’energia necessaria per crescere, riprodurci e proteggerci dalle malattie; ci offre talvolta conforto quando cerchiamo il nostro cibo preferito; ci offre occasioni conviviali e il modo per festeggiare occasioni speciali. Ma non finisce qui, perché il cibo coinvolge anche diverse aree cerebrali; pare che semplicemente guardandolo, siamo in grado di estrapolare tante informazioni, grazie al contributo dei ricordi già presenti in memoria, frutto di esperienze passate.

Lo avresti mai detto?

La nostra alimentazione è legata infatti non solo a variabili fisiologiche, ma anche psicologiche, quali pensieri, credenze e aspettative. Tutti questi aspetti si influenzano reciprocamente, creando un intreccio a cui ciascuno di noi risponde agendo le proprie strategie e soluzioni. Talvolta esse possono risultare fallimentari, vere e proprie trappole mentali che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi in termine di benessere mentale e corporeo. Oggi proveremo ad approfondire le differenze tra fame fisiologica e fame emotiva, per comprendere quali sono i momenti in cui nutriamo le nostre emozioni, anziché il nostro stomaco, e come evitarli.

Il valore simbolico del cibo.

Riconoscere e assecondare i nostri bisogni è molto importante per il nostro benessere, ma non sempre è così facile! Nella frenesia della vita quotidiana infatti c’è il rischio che si arrivi al punto di non sapere più cosa realmente vogliamo e quali sono le nostre necessità. Accumuliamo continuamente sensazioni e pensieri che, alla lunga, possono aggiungere stress allo stress e ci mandano in confusione. E talvolta è qui che il cibo può diventare una strategia per placare emozioni ‘scomode’.

Ci sono infatti diversi modi di vivere il cibo: può diventare un’esperienza di gusto, oppure essere usato per festeggiare o come ricompensa, e non sono assolutamente cose negative.

Se però mangiare diventa la sola modalità per far fronte a emozioni faticose da vivere, ad esempio quando il primo pensiero è aprire il frigorifero ogni volta che ci si sente turbati, stressati, soli, stanchi o arrabbiati, allora in questo caso è bene fare attenzione.

Sono proprio queste le situazioni che possono portarci a restare bloccati in un circolo vizioso. In questi casi il cibo acquisisce un valore simbolico: mangiamo per rivivere il nostro passato, come passatempo, per quietare le tensioni interiori o controllare emozioni difficili da gestire.

Fame fisiologica o fame emotiva?

Ci sono alcune strategie che ci consentono di capire quando la fame è fisiologica o emotiva: la prima è legata a un bisogno del corpo e cessa quando ci si è saziati, la seconda, invece, è legata al nostro stato d’animo.

La fame fisiologica inizia gradualmente, quando davvero siamo affamati, e quindi qualsiasi cibo può andare bene, anche quello salutare come la frutta. La fame emotiva sopraggiunge invece improvvisamente, col bisogno urgente e irrefrenabile di soddisfarla. Solitamente cerchiamo alimenti specifici, che danno immediata gratificazione al gusto. La sazietà, in questo caso, non impedisce di desiderare altro cibo piacevole, perché la fame arriva dalla testa, non dallo stomaco.

Ogni volta che ci viene da aprire la dispensa, poniamo quindi attenzione a noi stessi e allo stato emotivo in cui ci troviamo: emozioni, pensieri e desideri, come entrano in gioco? Quando l’atto del mangiare non è connesso ad un senso fisiologico di fame, può essere un modo per disattivare temporaneamente delle emozioni scomode, per trovare una soddisfazione momentanea e per evitare la fatica di andarci a cercare ciò che realmente ci serve.

Qualche consiglio per esplorare al meglio il tuo benessere alimentare e concederti il piacere di mangiare?

  • Resta in contatto con il tuo corpo e accogli i tuoi bisogni.
  • Pregusta ciò che desideri e scegli cosa mangiare prima di aprire la dispensa.
  • Concediti il giusto tempo per mangiare e assapora ogni singolo boccone.
  • Perdi un po’ il controllo, per poi riprenderlo. L’idea è: se te lo puoi concedere, puoi anche rinunciarci.
  • Pianifica come e quando mangiare i cibi preferiti, in modo da goderteli appieno.
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Francesca

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Esce oggi l'articolo sulla #identità! Parliamo in Esce oggi l'articolo sulla #identità! Parliamo infatti del viaggio nelle molteplici voci personali che ognuno di noi ha.

La nostra identità è caratterizzata da differenti auto rappresentazioni, simili a storie che intessiamo fin da quando siamo bambini e che ci accompagnano giorno dopo giorno e attraverso le quali diamo un senso alla nostra esperienza e agli eventi che viviamo. 

Costruiamo dunque storie e narrazioni attraverso le quali cerchiamo di cogliere significati e di conoscere il mondo che abitiamo. 

Talvolta l'identità può generare conflitti, come se più voci o più parti di sé lottassero per prevalere sulle altre, in cui i ruoli impersonati non trovassero spazio ed equilibrio, con la possibilità che un ruolo prevalga sugli altri. 

Un esempio fra tutti, quello che potrebbe sperimentare una donna nel momento in cui diventa madre. 

Se da una parte la donna può sentire il proprio rispecchiamento per il suo ruolo di madre, sentendo suoi i valori della famiglia e dell'amore per il figlio, dall’altra potrebbero rimanere la voglia e il bisogno di mantenere attivi gli altri ruoli in cui si riconosce e si sente se stessa. 

Se ti interessa, approfondiamo l'argomento sul mio sito, nell'ultimo articolo che ho scritto per voi, link in bio e oggi nelle storie!
Tre frasi da evitare di dire a un neo genitore

❌Ma lo vizi così 
❌Ai miei tempi si faceva così 
❗️ma come sei stanco 

Seppur dette con le migliori intenzioni aiutano poco i neo genitori, rischiando di farli sentire giudicati o in difetto.

La stanchezza 😴è normale nei primi mesi, sottolinearlo aiuta poco🙂meglio offrire aiuto concreto o una parola gentile.

Le prime due frasi, dal canto loro, rimandano a differenti idee e informazioni sullo stile genitoriale, con il rischio di creare ancor più confusione.

▶️Utile condividere informazioni e idee, purché poi non ci si aspetti che i genitori seguano in senso stretto le idee proposte. 

💛La genitorialita è una strada in divenire e complessa, e soprattutto personale. 

❣️Lasciamo l’opportunità di sperimentare come ognuno crede per se stesso, anche attraverso le inevitabili prove ed errori.
N come neo genitori La genitorialità la possiamo N come neo genitori

La genitorialità la possiamo intendere come una sfida continua, un percorso che inizia fin da prima della nascita del proprio bambino e che perdura tutta la vita. La sfida diventa complessa se pensiamo che abbiamo a che fare con una relazione di cura, del ‘prendersi cura’ di un altro essere umano, che per lo più si trova a vivere, a sua volta, un compito avvincente e talvolta difficile: crescere. 

Essere genitori efficaci, poi, non è un’abilità rigida e stabilita una volta per tutte, che abbiamo oppure no. 

Lo possiamo pensare più come ad un percorso, un qualcosa che otteniamo facendo, sperimentando, riaggiustando le abilità necessarie anche in funzione del momento evolutivo con cui abbiamo a che fare.

Quando si diventa genitori possono subentrare altri cambiamenti sfidanti, quali per esempio:
🧸la necessità di rivedere gli equilibri della coppia e della famiglia
🧸la riorganizzazione di spazio e tempo personale e famigliare
🧸la difficoltà di farsi riconoscere e riconoscere in prima persona altri propri bisogni, ruoli, desideri, slegati dalla genitorialitá 

Se da una parte la persona potrebbe sentire il proprio rispecchiamento per il suo ruolo di genitore, sentendo suoi i valori della famiglia e dell'amore per il figliə, dall’altra potrebbero rimanere la voglia e il bisogno di mantenere attivi gli altri ruoli in cui si riconosce e si sente se stessə. 

Ri trovare il proprio equilibrio dunque non solo è possibile ma diventa fondamentale.

A piccoli passi, da fare con consapevolezza e costanza.

Se vi interessa l'argomento Non perdetevi i prossimi articoli che sto scrivendo per voi in uscita sul mio blog, approfondiremo questi due temi fra loro intrecciati: identità e genitorialità.
A volte le persone in terapia mi chiedono: perchè A volte le persone in terapia mi chiedono: perchè è così difficile cambiare? Perchè continuo a fare gli stessi errori?

Riflettiamo insieme. 

Le nostre (tentate) strategie, anche quando sappiamo che non sono più utili ed efficaci, sono ciò che ci ha fatto compagnia, talvolta per tanto tempo, per cui cambiare rotta richiede tempo. 

Pazienza, determinazione, pazienza, tempo, consapevolezza.

Una ricaduta non parla di noi, ciò che davvero fa la differenza, è quante volte dopo una (ri)caduta scegliamo di (ri)alzarci e (ri)provarci.

Ogni nuovo giorno è l'occasione giusta per scegliere di rialzarsi e cambiare rotta!
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